La Programmazione di un allenamento

da | 03/03/2020

Approccio tecnico e logico alla base della programmazione di un allenamento

E’ più grosso” oppure “segui lui ha più followers“! Quante volte sentiamo queste frasi?
Il messaggio che passano i social purtroppo talvolta può essere fuorviante. Se una persona è più grossa, allora sicuramente sa, possiede la conoscenza per far diventare anche me così!
Può essere, ma la maggiorparte delle volte quello che và bene per lui non va bene per voi, oppure il suo risultato potrebbe essere anche frutto del puro caso o della sua genetica molto favorevole.

Proprio per questo proviamo a vedere assieme, senza presunzione alcuna, quale può essere la logica che sta dietro ad ogni metodo di allenamento.

Innanzitutto la prima cosa è capire che persona si ha di fronte, le sue abitudini, il grado di fitness, i suoi obiettivi, i suoi impegni giornalieri (vanno a definire i livelli di stress), la sua mobilità intrinseca, il suo assetto posturale, problemi muscolo-scheletrici e/o patologie invalidanti.
Bisogna fare una precisa anamnesi.

Già della definizione di questo punto e dalla precisa risposta alle domande indirette sopra elencate capiamo come il cammino verso una tipologia di allenamento, rispetto ad un’altra, cominci a delinearsi chiaramente. Quindi NON è frutto del caso!

Tre sono gli stimoli principali che si vanno a ricercare per la creazione di un programma di allenemento (a seconda del morfotipo e degli obiettivi si andrà a ricercare magari la preponderanza di uno rispetto all’altro):

  1. Stimolo Neurale
  2. Tensione Meccanica
  3. Stress Metabolico

La fase che nomiamo “tecnica” può durare dalle 6 settimane ai 3-4 mesi. In questa fase il soggetto và a migliorare le proprie abilità motorie, le proprie capacità coordinative e propriocettive.

Dopo aver appurato una buona tecnica, si passa ad una fase dove si insegna al soggetto a lavorare alla la giusta intensità.
L’essere umano, per natura, tende al risparmio, alla autoconservazione.
Il nostro compito, prima di pretendere qualsiasi altro risultato, è quindi di portare il soggetto a “macinare” la giusta intensità di lavoro, portandolo ad aumentare i carichi e quindi, di conseguenza, ad incrementare la sua massa muscolare.

Raggiunta una buona intensità con la giusta tecnica, cominciamo a far gestire al paziente un buon volume di lavoro.
L’obiettivo? Far sopportare sempre più volume di lavoro nel giusto equilibrio con gli altri parametri e tenendo conto degli stressor esterni.